L’ansia è una risposta a situazioni simboliche, psicologiche e/o sociali, piuttosto che alla presenza immediata di un pericolo fisico.
Si tratta di una vera e propria risposta al senso di incertezza che insorge quando c’è una minaccia alla propria integrità, coerenza e continuità del sé o al proprio essere agenti attivi.
Diverse esperienze – caratterizzate da imprevedibilità e assenza di controllo personale – possono produrre varie forme di ansia interpersonale e, tra queste, la paura dell’intimità e di perdere il controllo.
L’ansia è, anche, un fattore fondamentale per la motivazione all’azione e all’interazione umana. Saper esperire questa emozione quale capacità di pianificare il futuro per il quale attivarsi, può migliorare la prestazione.
Inoltre, l’ansia può anche essere vissuta come eccitamento in base a come è percepita dalla persona.
La paura di parlare in pubblico – ad esempio – può essere vissuto come eccitamento preparatorio o come ansia debilitante. E, diviene debilitante e disfunzionale, nel momento in cui tale ansia è intensa e cronica e quando la persona anticipa costantemente pericoli rivivendo minacce del passato.
Nel momento in cui si evoca la paura accade che si arresta l’azione e l’ambiente circostante è controllato in modo vigile approntando, nel contempo, i piani per la fuga o l’evitamento della minaccia.
L’esperienza soggettiva della paura è, sovente, accompagnata dalla rabbia che spinge la persona ad intraprendere azioni sinergiche.
E’ anche vero, però, che l’ansia può evolvere verso la confusione o in processi cognitivi che dominano la consapevolezza. Questo può sfociare o in una diffusione dell’attenzione o in un restringimento del focus attentivo sul sé. Restringimento che aumenta l’attivazione e la preoccupazione riguardo le proprie capacità di essere efficace o di procurarsi un senso di sicurezza in una data situazione.
D.ssa DGhisu
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