L’EMDR (eyes movement desensitation and reprocessing) è un approccio incentrato sul paziente che permette al terapeuta di facilitare il meccanismo di auto-guarigione del paziente, stimolando un sistema innato di elaborazione di informazioni nel cervello. Il modello EMDR riconosce la componente fisiologica delle difficoltà emotive ed affronta direttamente queste sensazioni fisiche, insieme alle convinzioni negative, agli stati emotivi e ad altri sintomi disturbanti. E’ un metodo terapeutico a base fisiologica, che aiuta le persone a sentire il ricordo di esperienze traumatiche in modo nuovo e meno disturbante.
Negli Attacchi di Panico la prima esperienza traumatica, insieme a quelle successive del “panico” , che innescano quel “circolo vizioso” che porta alla “paura della paura”, è talmente vivida e presente nella mente della persona con immagini, ricordi e sensazioni da condizionarne la vita, attivando quel continuo “stato di allarme”, in cui la percezione della realtà e del pericolo è alterata.
Un attacco di panico si può definire come un periodo preciso di intensa paura o disagio, che si sviluppa improvvisamente e raggiunge il picco nel giro di 10 minuti, accompagnato da almeno 4 dei seguenti sintomi: dispnea , vertigini, palpitazioni, tremori, sudorazione, sensazione di asfissia, nausea, dolori addominali, depersonalizzazione , torpore, formicolio, vampate di calore, brividi, dolore al petto, paura di morire, paura di impazzire o di perdere il controllo.
Dopo i primi attacchi di panico (la persona deve avere avuto almeno 2 attacchi di panico inaspettati, seguiti da almeno un mese di preoccupazione dovuta alla paura di averne un altro) la “paura di stare male” è tale che anche la presenza di un solo sintomo (es. vertigine, tachicardia, ecc.) può innescare la “paura della paura” che porta all’attacco di panico. Alcune sensazioni corporee vengono percepite come molto più pericolose di quanto non lo siano in realtà e di conseguenza vengono interpretate come segnali di un’imminente ed improvvisa catastrofe; queste “interpretazioni catastrofiche” possono derivare non solo dalla paura, ma anche da una varietà di altre emozioni (es. la rabbia) o da stimoli di altra natura (es. caffeina, sforzo fisico,ecc.) e alla fine il circolo vizioso culmina in un attacco di panico (Clark, 1986).
Per disinnescare il “circolo vizioso” che porta all’attacco di panico il modello cognitivo-comportamentale è quello più accreditato, in base alle evidenze scientifiche e si dovrebbe porre come il trattamento di scelta nel disturbo di panico, perché è il solo trattamento psicologico di provata efficacia sperimentale (William J., Lyddon, John V. Jones, 2002). Sembra che l’efficacia sia equivalente e talora superiore a quella della farmacoterapia (Clum, 1989; Michelson e Marchione, 1991), senza considerare che l’uso del farmaco induce sempre a pensare che ogni risultato, miglioramento sintomatico sia da attribuire al farmaco e non a se stessi.
Molte ricerche controllate hanno dimostrato che quasi tutti i pazienti sottoposti a terapia cognitivo-comportamentale migliorano e ben il 90% non ha più sintomi di panico alla fine di una terapia breve (William J., Lyddon, John V. Jones, 2002).
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